I prestiti al settore privato italiano sono cresciuti del 3,9% nel 2020 e del 1,3% nel 2021, ma si prevede una flessione del 3,2% nel 2022. É la fotografia della congiuntura creditizia italiana scattata dall’EY European Bank Lending Economic Forecast 2022 (analisi finalizzata ad approfondire

l’evoluzione dei prestiti al settore privato e a prevederne gli andamenti). Negli ultimi due anni si è registrato un incremento dei prestiti al settore privato che è tuttavia in fase di rallentamento, a causa dell’aumento dell’inflazione e dell’incertezza geopolitica. La crescita dei prestiti bancari dovrebbe frenare ulteriormente nel 2023 al 1,1%, prima di invertire la direzione e risalire al 1,7% nel 2024 e al 2,4% nel 2025.

Stefano Battista, Italy Financial Services Market Leader di Ey, commenta: “Nonostante otto anni di tassi di interesse negativi con conseguente riduzione dei margini, le banche nei principali mercati europei rimangono in una posizione di solidità patrimoniale e durante gli anni più difficili della pandemia, anche grazie al supporto dei vari incentivi governativi, 750 miliardi di euro in linee finanziarie essenziali sono stati prestati ad imprese e famiglie. In tale contesto le prospettive economiche per il settore bancario italiano sono di cauto ottimismo”.

Nel 2020 i prestiti alle imprese, sostenuti dalle garanzie governative, sono cresciuti del 5,8% (contro il -7,0% del 2019). Si tratta del primo anno di crescita del credito alle imprese dal 2011. Tuttavia, già nel 2021 i prestiti si sono contratti dello 0,7%. Le prospettive per il credito alle imprese godono attualmente di alcuni aspetti positivi e l'economia italiana dovrebbe continuare a crescere quest'anno e moderatamente anche il prossimo, sostenuta dai fondi del Pnrr e dal programma di riforme del governo Draghi. Tuttavia, l’aumento dell’inflazione e le tensioni geopolitiche potrebbero avere ricadute negative sull’economia e sulla fiducia dei privati e rischiano pertanto di depotenziare questi fattori di sostegno. Nel complesso, si prevede che i prestiti alle imprese aumenteranno del 2,9% quest'anno, ma solo dello 0,7% nel 2023.

La domanda di prestiti non garantiti in Italia nel 2020 ha segnato -0,8%, con un rallentamento rispetto al passato perché indebolita dalle ridotte opportunità di spesa durante il lockdown. Lo stock di debito non garantito è aumentato dell’1,3% nel 2021 e si prevede che cresca del 2,8% nel 2022 e del 3,1% nel 2023. Infatti, se da un lato in molti potranno attingere ai risparmi accumulati durante la pandemia e quindi non avranno bisogno di accedere a forme di credito al consumo, dall’altro alcune famiglie potrebbero richiedere prestiti per attutire il calo del proprio potere d’acquisto.

I prestiti ipotecari hanno ottenuto una performance sorprendentemente solida durante la pandemia, segnando +2,1% nel 2020 e +4,7% nel 2021 (quest'ultimo il dato più alto degli ultimi 11 anni), beneficiando dell'aumento dei prezzi delle case, dei tassi di interesse estremamente bassi, della diffusione del lavoro ibrido e dell'accumulo dei risparmi nel corso del lockdown. Tuttavia, le prospettive attuali sono meno favorevoli. EY vede un rallentamento della crescita dei mutui poiché i prezzi delle case continuano ad aumentare e i tassi d’interesse sembrano destinati a salire: si stima che la crescita dei mutui rallenterà al 2,9% nel 2022 e all'1,2% nel 2023.

Anche a fronte del possibile peggioramento delle prospettive economiche, il miglioramento dei bilanci di famiglie e imprese dovrebbe impedire il drammatico aumento dei crediti deteriorati che avvenne con la crisi del debito sovrano europeo. All'inizio del 2021, il 14% dei prestiti beneficiava di moratorie e il 18% dei prestiti alle società non finanziarie era coperto in tutto o in parte dalla garanzia statale. Questo ha portato a un calo dei crediti deteriorati dal 6,4% del totale del 2019 al 4,4% del 2020 e al 3,3% del 2021 (quest'ultimo il dato più basso dal 2005). Si prevede che la cessazione dei regimi di sostegno e delle moratorie determinerà un aumento della percentuale di crediti deteriorati al 3,9% quest'anno e al 4,1% nel 2023.