di Palmiro Noschese, Presidente Confassociazioni TourismFood Hospitality

Il Pnrr ha indubbiamente dato una sana "scrollata" ad un siste­ma e ad un settore che, forse già prima della pandemia,

languiva­no in un limbo fatto di abitudini acquisite e difficili da abbando­nare. Con la bufera Covid tutte le "granitiche" certezze si sono sbriciolate e solo la capacità di reinventarsi ha salvato molti dall'abisso del fallimento. Che ruolo hanno avuto le istituzioni nel sostenere le attività? Le pri­me misure, dettate dall'emergen­za, si sono concentrate sui "ri­stori", compensando le perdite delle chiusure con importi calco­lati sulla base del fatturato del­l'anno precedente. Il passo più significativo prima del Pnrr, tut­tavia, è stato compiuto quando lo Stato ha compreso la neces­sità di sollevare i ristoratori, al­meno temporaneamente, dal ver­samento delle tasse per l'occupa­zione del suolo pubblico, con­sentendo di sfruttare spazi all'a­perto e di continuare a lavorare. Questo esempio aiuta a capire la differenza tra uno Stato che assi­ste e uno Stato che aiuta. Ciò che serve è una politica di rilan­cio concreta che aiuti le aziende attraverso la defiscalizzazione, così da poter destinare le risorse alla riqualificazione - non solo architettonica, ma anche del ca­pitale umano e delle competenze manageriali - con un taglio più improntato sull'aspetto umano e sulla promozione dei valori qua­li l'inventiva e la creatività insiti nel Dna italiano e che hanno re­so famosa la nostra imprendito­rialità. Ben vengano i piani di ri­lancio e i fondi desti­nati a riva­lorizzare strutture, adattandole per renderle più competitive ed inclusive, ma le istituzioni com­prendano che la sinergia tra Pubblico e Privato è l'unica so­luzione per uscire, insieme, dal­la tempesta.

Tribuna Economica

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