Le attuali limitazioni della produzione decise dall’Opec rimangono coerenti con il rallentamento della domanda, con il petrolio che ora viene scambiato a livelli ben inferiori a quelli dell’ultima riunione dell’Opec di ottobre, nonostante il taglio dell’offerta attuato.
Il calo del petrolio continuerà a essere un fattore chiave nel rallentamento in corso dell’inflazione. L’imminente rallentamento dell’attività economica globale è in linea con un calo del petrolio, dato che le recessioni di solito vedono i prezzi del petrolio scendere ai livelli di 65-70 dollari. La differenza quest’anno può essere rappresentata dalla riapertura della Cina, che potrebbe riportare la crescita cinese al 5-6%, se confermata. Un grande divario nella crescita economica tra la Cina e il resto del mondo può risultare come un vento in poppa positivo per il petrolio, in quanto la domanda asiatica crescerebbe e il dollaro si indebolirebbe. Nel complesso, continuiamo a considerare l’aumento del petrolio legato al rafforzamento dell’economia asiatica come uno dei principali rischi di rialzo sull’inflazione all’inizio del 2023 (anche se la nostra previsione di base rimane quella di una continua tendenza alla disinflazione).
Sulla base dei nostri modelli interni, prevediamo che l’inflazione scenderà al 10,5%, con un calo di circa 20 punti base (pb) rispetto alla scorsa rilevazione, grazie al calo delle materie prime, tra cui il gas naturale, che ad oggi si è ridotto del 60% rispetto al periodo estivo. L’inflazione core si dimostrerà più rigida e rimarrà stabile al 5% nel dato di novembre, in quanto gli effetti collaterali degli elevati prezzi energetici si protrarranno più a lungo. Nel complesso, riteniamo che l’inflazione continuerà a scendere nel primo trimestre del prossimo anno, raggiungendo l’8% per quanto riguarda quella complessiva e il 4% per quella core, entro l’estate 2023. Un’inflazione più stabile aprirà la strada a rialzi più contenuti da parte della Bce. Riteniamo che la banca centrale rallenterà il ritmo dei rialzi a 50 pb a dicembre, portando il tasso sui depositi al 2,5%, e continuiamo ad aspettarci un tasso terminale intorno al 3%, in linea con quanto attualmente prezzato (anche se è probabile che la BCE avvii un programma di Quantitative Tightening molto graduale nella stessa riunione di dicembre).
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