Il 16 marzo scorso è stato varato un piano di resilienza economica e sociale che rafforza le misure pubbliche a sostegno del flusso di cassa delle imprese e fornisce aiuti mirati ai settori maggiormente esposti - pesca, agricoltura, edilizia e lavori pubblici, trasporti. “Estende gli aiuti
concessi dal piano di ripresa alle imprese esportatrici, per la prospezione (assegno per rilanciare l’export), l’impiego di giovani volontari all’estero (assegno Vie) e l’ottenimento di una copertura assicurativa del credito (Cap France export). Il piano stanzia anche aiuti finanziari per il gas e l’elettricità alle aziende più energivore e sostiene progetti atti a contrastare le difficoltà di rifornimento delle industrie presso i loro fornitori russi, bielorussi o ucraini”.
Direttore Lecourtier, per il terzo anno consecutivo, la Francia occupa il primo posto in Europa in termini di attrattività degli investimenti. Quali conseguenze concrete per il Paese? Quale la situazione degli investimenti italiani in Francia nel 2021?
La ripresa degli investimenti esteri in Francia ha potenziato la nostra leadership nel 2021. Sono 1.607 le decisioni di investimento censite che creano o salvaguardano 45.000 posti di lavoro, ovvero quasi 400 progetti e 10.400 posti di lavoro in più rispetto al 2020. EY ne ha annoverati 1.222, un numero ben maggiore rispetto a quelli del Regno Unito (993) e della Germania (841). Questa crescita senza precedenti - superiore, stando ai nostri calcoli, al 30% in un anno - ha cancellato l’impatto della pandemia sugli investimenti internazionali in Francia, una performance a testimonianza della straordinaria attrattività del nostro Paese. Business France se ne rallegra, a maggior ragione visto che accompagna un numero importante di questi progetti. L’insieme di questi investimenti esteri contribuisce al rilancio dell’attività economica nel nostro Paese, alla modernizzazione del nostro sistema produttivo e al rafforzamento dei nostri settori strategici. La Francia è il Paese europeo che accoglie il maggior numero di investimenti italiani, un dato che non è stato intaccato dalla pandemia: nel 2020 i progetti italiani- come nel 2018 - sono stati 94 e sono arrivati a 96 nel 2021. Inoltre, lo scorso anno il numero di posti di lavoro creati o salvaguardati è aumentato di oltre il 60%. Tre progetti esemplificano il dinamismo degli investimenti italiani. Il laboratorio farmaceutico Chiesi sta investendo 50 milioni di euro e creerà 50 posti di lavoro nel suo stabilimento industriale di La Chaussée-Saint-Victor, nella regione Centre-Val-de Loire, per sviluppare aerosol con un minore impatto ambientale. La società Bat, specializzata in componenti e sistemi di protezione solare, sta lanciando un piano di investimenti pluriennale per rafforzare le sue capacità produttive e logistiche dopo aver già investito 4 milioni di euro e assunto 40 persone per creare un laboratorio di produzione di pergole. Infine, Abk Group Industrie Ceramiche, leader mondiale nei rivestimenti ceramici, ha rilevato lo stabilimento Desvres a Boussois, nella regione Hauts-de-France, dove ha mantenuto i 118 posti di lavoro e avviato un piano di modernizzazione per un importo pari a 3 milioni di euro.
Queste performance, si possono migliorare? Percorrendo quali opportunità?
Per migliorare queste performance a lungo termine, il Governo ha varato numerosi provvedimenti a sostegno delle imprese, finalizzati al raggiungimento di quattro obiettivi. Innanzitutto, per agevolare la creazione e la crescita di questi progetti è stato istituito uno sportello unico dove adempiere a tutte le procedure, è stata introdotta una maggiore flessibilità nella gestione della forza lavoro e ampliato il campo di negoziazione all’interno dell’azienda. In secondo luogo, per migliorare la competitività delle imprese è stato tagliato il costo del lavoro e la pressione fiscale è stata fortemente abbassata: l’aliquota dell’imposta sulle società è passata dal 33% al 26,5% e le imposte sulle attività produttive ridotte di 10 miliardi di euro all’anno. Per favorire l’insediamento di aziende industriali e sostenerne la modernizzazione si sono anche semplificate e accelerate le procedure e le aziende insediate nei Territoires d’Industrie possono beneficiare di un sostegno specifico. Sono stati attrezzati 127 siti «chiavi in mano» per ospitare nuovi stabilimenti, e si incoraggia la rilocalizzazione delle attività industriali. Infine, i futuri piani di investimento, il piano di rilancio e, più recentemente, il piano «Francia 2030» da 30 miliardi di euro, sostengono le filiere del futuro, sia quelle in cui la Francia vanta già un’eccellenza conclamata - agroalimentare, sanità, automotive, aeronautica, spazio - sia quelle delle tecnologie digitali, indispensabili per la crescita dell’intera economia - AI, cloud, Industria 4.0, Big Data, cybersecurity – al fine di accelerare la transizione ecologica della nostra economia. Sono diverse centinaia i progetti sostenuti da questi piani e promossi da società controllate da aziende straniere.
Quali principali opportunità di trasformazione ecologica derivano dal sostegno pubblico ai settori strategici?
Questo sostegno si inquadra nell’obiettivo francese di neutralità carbonica che il Paese si è dato per il 2050. Tutti gli aiuti sono subordinati al rispetto di norme ambientali esigenti e il piano «Francia 2030» dedica 12 miliardi di euro alle tecnologie ecologiche. Di questi, 8 miliardi sono destinati al settore energetico, finalizzati al raggiungimento di un triplice obiettivo: decarbonizzare la nostra industria, progettare reattori nucleari su piccola scala e diventare leader nella produzione e nell’utilizzo dell’idrogeno verde. I rimanenti 4 miliardi sono destinati ai trasporti del futuro, con l’intento di produrre due milioni di veicoli elettrici e ibridi all’anno e i primi aerei a basse emissioni di carbonio.
Come sono strutturate le esportazioni e gli investimenti francesi verso Italia?
L’Italia, il nostro secondo cliente dopo la Germania, rappresenta il 7,5% delle nostre esportazioni. I volumi scambiati tra i nostri due Paesi sono in continuo aumento dal 2014, ad eccezione ovviamente del 2020. Nel 2021, le esportazioni francesi verso l’Italia sono cresciute di oltre il 25% e hanno superato i 39 miliardi di euro. I settori che esportano maggiormente in Italia sono: l’energia, la cosmesi, la distribuzione, l’automotive, l’agroalimentare, la farmaceutica e la chimica. Anche la Francia è un importante investitore in Italia. Il nostro stock di investimenti è quasi triplicato in dieci anni e ha fatto della penisola la quinta destinazione più importante per i nostri investimenti. Vi hanno sede più di 2.000 controllate di aziende francesi che occupano 200.000 persone. Il nostro Paese è così il primo datore di lavoro straniero in Italia. Il Trattato del Quirinale, firmato il 26 novembre 2021, stimolerà ulteriormente gli investimenti incrociati grazie all’attuazione di un programma comune di sostegno all’innovazione tecnologica, rivolto alle Pmi e alle start-up.
Intervista pubblicata nell'edizione cartacea di Tribuna Economica del 5 settembre 2022
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