Nel terzo trimestre aumentano in modo sostenuto le esportazioni su base annua (+14,6%), non solo in valore ma anche in volume, pur decelerando rispetto alla prima metà dell’anno. Nel complesso dei primi nove mesi 2022, Padova e Treviso hanno toccato livelli record per le esportazioni,

in aumento tendenziale del +16,3%, riflettendo una buona tenuta competitiva sui mercati esteri ma anche l’aumento inflattivo del valore delle merci. Risultato sostanzialmente in linea con il Veneto (+17,5%) ma superiore o in linea con le principali regioni benchmark europee (+12,5% Bayern, +15% Auvergne Rhône-Alpes, +17,3% Cataluña). Il bilancio per le imprese di Padova e Treviso nel periodo gennaio-settembre è di vendite estere pari a 21,9 miliardi di euro, il valore più alto di sempre, il 36% dell’export veneto (Treviso 12,3 miliardi, +15,5%; Padova 9,6 miliardi, +17,3%), con un balzo di oltre 3 miliardi in più rispetto allo stesso periodo 2021. E vede la quota record di 30 miliardi a fine anno.

I principali mercati di sbocco si concentrano nell’Europa occidentale e nel Nord America. Le dinamiche più intense riguardano l’export verso Germania (3.163 milioni, +21,6%), che si conferma primo partner, davanti a Francia (2.521 milioni, +16,8%) e Stati Uniti (1.919 milioni, +23,9%). La Spagna cresce su base annua del +20,3% (1.156 milioni) e scavalca al quarto posto il Regno Unito (1.068 milioni, +9,9%). Tra i mercati extra Ue, crescita robusta di Canada (+26,3%), Svizzera (+19,9), Turchia (+12,3%). Il calo più consistente riguarda la Russia (-22,3%), per effetto di guerra in Ucraina e sanzioni. Segno meno anche per la Cina (-6,8%), penalizzata dai continui stop and go nelle restrizioni anti-Covid.

«In un contesto di inedite incertezze, le nostre imprese hanno dimostrato grande capacità di reazione, adattamento e strategie innovative per essere competitive sui mercati esteri - dichiara Alessandra Polin, Consigliere Delegata di Assindustria Venetocentro per l’Internazionalizzazione -. Basti rilevare come l’export, pur influenzato dai rialzi delle materie prime, continui a stabilire nuovi record. La vocazione all’estero e l’internazionalizzazione saranno ancora il fattore più importante. Adesso però le imprese hanno bisogno di politiche di supporto, salvaguardare e potenziare la loro presenza internazionale è una priorità assoluta. Occorre rafforzare le azioni di diplomazia economica nei mercati strategici, potenziare i fondi a supporto dell’internazionalizzazione attraverso incentivi e semplificazione. Penso alle risorse per l’incoming di operatori esteri alle fiere internazionali organizzate in Italia da Ice e Ministero degli Affari Esteri, ai servizi Sace o agli incentivi Simest per la partecipazione delle nostre imprese a manifestazioni internazionali. Ma anche a risorse per finanziare l’apertura di sedi e filiali e la creazione di reti di imprese all’estero, così come i progetti di transizione ecologica e digitale sempre più richieste, con l’obiettivo di intercettare le grandi opportunità che il mercato globale continua ad esprimere in tutti i settori del Made in Italy».