Le previsioni di crescita per l’Italia sono state riviste al ribasso per via dell’inasprimento delle condizioni finanziarie e della normalizzazione della politica monetaria, due fenomeni accompagnati dalla crisi energetica in Europa e dalle strozzature delle catene del valore
globali – rivela Amundi -. Di conseguenza, la crescita del Pil in Italia è stata rivista al ribasso e portata al 2,6% per il 2022, mentre nel 2023 dovrebbe rallentare e attestarsi all’1%; il Pil nella zona Euro dovrebbe invece crescere nel 2022 del 2,4% e rallentare all’1,3% nel 2023. Le proiezioni sull’inflazione sono state riviste al rialzo in quanto si ipotizza uno scenario caratterizzato da un aumento del prezzo del petrolio e da un’inflazione realizzata più robusta e più generalizzata: per il 2022 prevediamo per l’Italia e per la zona Euro un’inflazione media rispettivamente del 7,3% e del 7,5%, mentre per il 2023 ci aspettiamo una sua riduzione, con una media del 3,9% in Italia e del 4,1% nella zona Euro. Le finanze pubbliche italiane e la traiettoria del debito italiano: Il rapporto debito/Pil è salito nel 2021 al 150% a causa dello shock della pandemia da Covid-19. Osserviamo tuttavia un calo in un certo qual modo più marcato rispetto al passato del rapporto per qualsiasi livello di tassi e disciplina fiscale rispetto al passato. Tuttavia, l’Italia continua a essere esposta a movimenti sostenuti e persistenti della curva dei rendimenti, e in un’ottica di medio termine, quando sarà stata spesa gran parte dei fondi del programma NGgeu, il miglioramento della crescita potenziale sarà il fattore chiave della sostenibilità del debito. Implicazioni per gli investimenti: i fattori tecnici dei Btp appaiono favorevoli, insieme a un valore relativo più interessante in termini di carry, ma la volatilità sul breve termine rimarrà persistente perché il mercato continuerà a focalizzarsi sul prossimo annuncio della Bce e su quanto il nuovo strumento anti-frammentazione “backstop” verrà percepito come efficace.
Nonostante la crisi sul costo della vita che ha avuto inizio a novembre, l’Italia ha dimostrato una tenuta inattesa nei primi tre mesi del 2022, con la stima iniziale della crescita del Pil che è stata rivista al rialzo e portata dal - 0,2% allo 0,1%. Tuttavia, le notizie sul fronte della domanda interna non sono state positive: un calo dello 0,8% su base trimestrale dei consumi delle famiglie non fa ben sperare per il futuro visto che la fiducia dei consumatori è diminuita ulteriormente durante il Q2. Grazie agli incentivi fiscali e all’ottimismo generato probabilmente dai fondi del programma Ngeu, l’aumento degli investimenti è stato sinora sostanziale, con un balzo del 3,9% su base trimestrale grazie all’incremento della costruzione di edifici (+ 5,4% su base trimestrale) e a un aumento degli investimenti per macchinari e attrezzature (+4,3% su base trimestrale). Gli investimenti fissi lordi hanno contribuito con uno straordinario 0,8% alla crescita trimestrale del PIL, mentre le spese per i consumi finali hanno sottratto oltre lo 0,4%. Non ci sono state variazioni a livello delle scorte. Le esportazioni nette hanno fornito un contributo negativo perché le importazioni (4,3% su base trimestrale) sono state superiori alle esportazioni (3,5% su base trimestrale). Guardando al futuro, la crisi generata dall’aumento del costo della vita continuerà a ridurre il reddito disponibile reale nei prossimi trimestri e prevediamo che i consumi rimarranno deboli nei mesi centrali del 2022. Per contro, è incoraggiante vedere che prosegue l'espansione dell'attività d’investimento. Prevediamo una sua contrazione nel secondo trimestre e forse un’ulteriore frenata nella stagione autunnale/invernale, a patto che non vi sia un razionamento dell'energia. Il settore dei servizi dovrebbe proseguire la sua espansione nel Q3 grazie all'effetto della riapertura delle economie e agli flussi correlati al turismo. La “forte” crescita attesa del Pil nel 2022 sarà solamente un effetto ottico grazie all’effetto di trascinamento legato al buon andamento del 2021, mentre la dinamica del PIL seguirà un andamento piatto.