Come spesso ama ricordare il nostro Ambasciatore Federico Failla, “Italia e Corea del Sud sono due Paesi che si attraggono naturalmente, ma senza saperlo! Questo per sottolineare un gap di conoscenza reciproca che contraddistingue i rapporti tra i due Paesi: da un lato la Corea,
schiacciata dalla dimensione e dalla storia di due vicini “ingombranti” come Cina e Giappone, dall’altro l’Italia che viene tipicamente percepita come un piccolo e piacevole Paese europeo, laddove il riferimento culturale cui i coreani guardano maggiormente, al di fuori dell’Asia, è rappresentato dagli Stati Uniti”.
Presidente Fussi, quale ambiente si deve attendere un imprenditore o azienda italiana che vuole avere rapporti commerciali o investire in Corea del Sud?
Dal termine della Guerra di Corea si sono susseguiti governi stabili che hanno tipicamente portato a termine i loro mandati (cinque anni) ed oggi l’indebitamento pubblico è “solo” al 40% sul Pil con un rating AA, migliore di quello di economie piu’ grandi in Giappone ed in Cina. La capitale Seoul, nonostante i suoi circa 20 milioni di abitanti, risulta stabilmente tra le 10 global cities più sicure al mondo. La Corea del Sud è da 3 anni al primo posto nell’indice di Innovazione dei paesi stilato da Bloomberg, al primo posto nella spesa in R&D sul prodotto interno lordo (superiore al 4,5%), al primo posto per quanto riguarda il numero di laureati nella popolazione tra i 25 e i 35 anni (70%) ed infine al primo posto al mondo per quanto riguarda la connettività e la velocità di Internet. Va infine ricordato come negli ultimi 10 anni la Corea abbia portato a termine una serie di accordi bilaterali di libero scambio (Free Trade Agreements) con 55 Paesi. Questo non significa l’abbattimento delle tasse di importazione in Corea, ma una certa e logica armonizzazione reciproca.
Esistono particolari agevolazioni o zone speciali per gli investitori esteri?
Esiste un preciso programma di incentivi per aziende straniere che vogliono investire in Corea riservato ad investimenti in particolari settori strategici oppure in particolari aree geografiche del paese in via di sviluppo. Sono state individuate ad oggi 8 aree geografiche, le cosiddette Free Economic Zones (Fez) e 5 macro aree di sviluppo le cosiddette Future Growth Industries, specificatamente: Mobilità del futuro, Fonti di energia rinnovabili, IoT applicato gli elettrodomestici, Biomedicale e Semiconduttori e Displays. Gli incentivi in questi casi possono riguardare contributi fino al 50% per le spese di ricerca e sviluppo, l’esenzione delle tasse di importazione sui beni e delle tasse regionali per un certo periodo, la riduzione o l’esenzione delle tasse sulla persona per i dipendenti stranieri, l’erogazione di prestiti agevolati o a fondo perduto, sino a particolari condizioni per l’affitto del locali.
Come la pandemia mondiale ha cambiato i comportamenti ed il modo di fare business in Corea del Sud?
La Corea è stato uno dei primi paesi ad essere colpito dall’emergenza covid-19, ma anche uno dei primi ad avere reagito con successo. Ancora oggi con, circa 100 nuove positività al giorno, il sistema non viene ritenuto completamente sotto controllo, in particolare l’avere circa un 20% di casi non tracciabili viene considerata una potenziale causa di instabilità. Pertanto, nonostante i numeri del contagio siano fortunatamente bassi, “vi sono ancora restrizioni circa l’apertura di determinati locali ed attività, l’obbligo di mascherina nei luoghi pubblici, mentre molte aziende si sono organizzate e ricevono incentivi per promuovere lo smart working. Le previsioni circa l’andamento dell’economia coreana sono migliori che in molti altri Paesi. Si prevede infatti per il 2020 una contrazione del Pil nell’area del -1%. In questo contesto le industrie che hanno beneficiato maggiormente della situazione creatasi sono evidentemente quelle legate al business non face-to-face, come quello della elettronica di consumo, degli acquisti on-line delle consegne a domicilio ed in generale dalla salute.
Quali sono secondo lei i settori su cui investire oggi in Corea del Sud?
I settori per i quali oggi l’Italia vanta già un credito iniziale riconosciuto sono quelli del Food & Beverage, dove però c’e’ ancora molta strada da percorrere, e quello del Fashion & Luxury sia per quanto riguarda l’abbigliamento che per quanto riguarda le auto sportive. Settori che riteniamo abbiano un notevole potenziale da esprimere sono quello del Turismo e più in generale quelli legati alla conoscenza ed apprezzamento della Cultura e dell’Arte italiana. Rivolgendo invece lo sguardo a cosa oggi la Corea può offrire ad un investitore italiano alla ricerca di competenze specifiche, di clusters industriali di successo, va ricordato come la Corea sia leader al mondo nella produzione di Semiconduttori e Displays ed abbia una quota superiore al 40% nella cantieristica Navale e nella produzione di Abs, una delle materie plastiche di maggiore diffusione. Va poi segnalata la presenza di ben 3 tra i principali 7 produttori mondiali di Batterie un ruolo di avanguardia nello studio delle cella a combustibile liquido e della tecnologia 5G, un ruolo crescente nella produzione di Cosmetici ed un consolidato tessuto industriale nella produzione di Automobili, Macchinari e Robots.
Quali sono le strategie messe in campo dal Governo per fronteggiare la situazione pre e post Covid-19 in Corea del Sud?
Come detto, il governo coreano ha dato subito prova di capacità per un’efficace gestione della pandemia e già in Aprile 2020 varo’ un piano molto sostanzioso per complessivi 50mld di dollari (pari a circa il 3% del Pil) a sostegno della propria economia. Questo piano è poi stato ulteriormente sviluppato e ribattezzato nel mese di luglio 2020 in “Korea New Deal” dal Presidente Moon Jae In. Il piano si annuncia come il più grande investimento programmato nella storia della Repubblica coreana “destinato a segnare il futuro delle prossime generazioni” e consiste in investimenti pubblici nell’ordine di 130mld di dollari (pari all’8 % del Pil) nell’arco dei prossimi cinque anni e verte su 3 pilastri: “Green”, “Digital” e “Human”.
Intervista pubblicata nell'edizione cartacea di Tribuna Economica del 26 ottobre 2020
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