“Gli investimenti diretti italiani in Svezia sono sempre stati molto pochi. E la performance dell’export dell’Italia in Svezia,all’undicesimo posto tra i paesi fornitori nel 2019, deve esse considerata anche sotto questo aspetto perché prima dell’Italia si posizionano Paesi che vantano
storicamente consistenti e significativi insediamenti produttivi in Svezia”. Durante i tre primi trimestri del 2020 per esempio l’Italia occupava l’undicesimo posto anche tra i paesi con investimenti diretti in Svezia. Ed era al dodicesimo posto nel 2019, dopo paesi come Gran Bretagna, Olanda,Germania, Polonia., Cina, Danimarca, Belgio e Francia.
Presidente Titov, l’attuale situazione mondiale impone anche nuovi modelli di impresa o approcci diversi. In quale modo, le aziende in Svezia si stanno organizzando?
Nonostante la politica finanziaria molto espansiva caratterizzata da misure non coperte per aiutare l’economia, le finanze pubbliche sono ancora in buona salute (la Svezia è “entrata” nella crisi generata dal corona virus con un debito pubblico pari al35% del Pil). Se la congiuntura dovesse, nonostante le attuali previsioni, continuare ad evolversi in modo negativo, le finanze pubbliche hanno ancora unbuon spazio di manovra per continuare a supportare incisivamente l’economia del Paese anche durante il 2021. È perciò ancora presto per poter disegnare un profilo definitivo di nuovi modelli di impresa. Molte aziende, in primo piano quelle “dell’accoglienza”, combattono per la loro sopravvivenza; altre non soffrono affatto l’impatto della pandemia e ce ne sono molte che addirittura continuano a crescere. Il commercio online cattura quote di mercato a scapito delle forme di commercio tradizionali. In generale le aziende incrementano rapidamente l’offerta digitale dei loro prodotti. Con la drammatica espansione del lavoro da casa, “smart working”, le aziende del settore IT, in particolare quelle dei servizi “clouds”, stanno vivendo tempi d’oro. L’export soffre a causa della generale depressione che ha colpito i mercati mondiali. Un’analisi pubblicata dall’Economic Council of Industry in dicembre prevede una crescente focalizzazione delle aziende sul ricorso a filiere di fornitura parallela (parallel supply chains).
A suo avviso, quali potrebbero essere le vie da intraprendere per interpretare al meglio l’attuale situazione, commercio e investimenti tra Italia e Svezia?
Certamente quella dello sviluppo e consolidamento dei flussi commerciali dei prodotti, dei servizi e delle produzioni dei comparti che registrano un radicato e deciso interesse della Svezia: in primo luogo quello della subfornitura industriale e macchinari (circa 60% dell’export italiano in Svezia) e quello dei prodotti enoagroalimentari (circa15 % dell’export italiano nel Paese). In particolare il comparto di destinazione finale della subfornitura industriale in Svezia, con due case produttrici di veicoli industriali, un produttore di automobili ed un produttore di macchine per movimento terra, è dominato dal settore automotive sia pure al fianco di un numero interessante di altri settori con pesi relativi più bilanciati ed equilibrati. In questa caratteristica sono insite le due sfide che la subfornitura industriale italiana deve affrontare per salvaguardare econsolidare le sue posizioni nel mercato svedese: la prima è quella di sapere e di dovere sempre offrire un mix di marketing vincente proprio per la eccellenza di tutti i parametri del paniere che offre. La seconda, e più difficile, è quella dello spostamento delle sue posizioni verso livelli più alti della catena delle fasi produttive investendo in una più ampia offerta di mini sistemi e sistemi prodotti in autonomia progettuale, che ben rispondono al requisito di conferire al prodotto di destinazione un valore aggiunto con elevato grado di competitività.
Il Paese è molto avanti nell’uso della tecnologia: come e quanto può incidere questo fattore nella gestione dell’attuale situazione?
L’avanzata digitalizzazione del Paese, al passo con l’accelerato processo di installazione e ampliamento della rete 5G, fa e farà la differenza nei sistemi di rapida diagnosi, in quelli dei tracciamenti, nella pianificazione dei turni di vaccinazione, nella gestione dei programmi di supporto alle imprese colpite dagli effetti della pandemia con conseguente rapida erogazione dei contributi previsti. La familiarità con l’uso di sistemi intelligenti contribuirà in modo significativo a favorire una crescita più rapida dell’economia quando le condizioni geopolitiche post pandemia riprenderanno a sollecitare la domanda di export di beni e servizi del Paese.
In quali settori potrebbero rafforzarsi le relazioni commerciali o di investimenti tra i due?
Gli investimenti pubblici sono molto sostenuti in Svezia: ad esempio per la rete ferroviaria,per la quale vale un piano nazionale investimenti di 66mld di euro per il periodo 2018-2029 e perla rete stradale con appunto ingenti investimenti negli ultimi anni, in corso d’opera e programmati. È in fase di realizzazione, ad esempio, la costruzione della tangenziale ovest della città di Stoccolma, lunga 21 chilometri. L’opera, con un costo totale di circa 5mld di euro, avanzerà per tutto il decennio con l’apertura al traffico nel 2030. Già insignita del premio città verde d’Europa nel 2009, Stoccolma vanta ad esempio un vero e proprio esperimento di città sostenibile (in atto presso un’area portuale dismessa) dove oggi sorgono costruzioni residenziali sostenibili. Anche quindi in questo comparto spazi interessanti per l’offerta di prodotti e servizi cosiddetti intelligenti e, comunque, innovativi Molto apprezzati negli ultimi anni i lavori e servizi italiani in subfornitura di impianti e strutture specialistiche in contesti/cantieri per opere più complesse.
Intervista pubblicata nell'edizione cartacea di Tribuna Economica del 25 gennaio 2021
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