Finest supporta le aziende dell'area Nord Est, acquisendo quote di minoranza del capitale sociale della Joint Venture estera e sviluppando finanziamenti esteri diretti, a favore dell'impresa. Forte di un'esperienza nata immediatamente dopo la caduta del Muro di Berlino,
la finanziaria è partecipata, direttamente e indirettamente, dalle Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto,Provincia di Trento, Simest e da istituti di credito del territorio edè operativa in 44 Paesi compresi tra l’Europa Centrale e Orientale,Balcani, Russia e Paesi CSI e Paesi del Mediterraneo. Alla guida di Finest, Alessandro Minon, imprenditore con un percorso professionale nei settori degli impianti tecnologici civili e industriali, information technology e sicurezza informatica, editoria, comunicazione, e-learning. Egli ha assistito start up e Pmi,nell’assunzione di partecipazioni in altre aziende e e nei fondi di investimento. La sua esperienza nell' internazionalizzazione passa attraverso la creazione e lo sviluppo di un business in area balcanica.
Presidente Minon, il Recovery fund è il tema più caldo di queste giornate. La politica è in tilt su come spartire soldi, competenze e poltrone. Qual è la visione degli imprenditori del Nord Est?
Le rispondo sia come Presidente di Finest – e quindi portatore degli interessi delle imprese del Nordest italiano - sia come imprenditore. Dopo un anno di crisi sanitaria, sociale ed economica, credo che il nostro Paese abbia urgenza di crescita reale:dobbiamo recuperare il PIL perso e fare in modo che cresca in maniera robusta nei prossimi mesi, anche per far fronte ad un preoccupante debito pubblico. Il Recovery Plan deve quindi tradursi in investimenti e progetti a lungo termine come infrastrutture, porti, autostrade, logistica internazionale, alta velocità, connessioni col mondo che produce:dobbiamo convertire questa gravissima crisi in una occasione di modernizzazione, aumentando la competitività dell’intero sistema Paese. Con una pianificazione efficiente, trasparente e strategica degli investimenti del Settore Pubblico, soprattutto puntando al futuro e alla sostenibilità grazie anche alle biotecnologie, alle applicazioni della fisica quantistica e agli investimenti nell’energia pulita, si potrà generare reddito diretto sul nostro territorio non solo “oggi” ma anche e soprattutto “domani”: credo che gli imprenditori del Nordest si aspettino proprio questo.
Contributi a fondo perduto, sovvenzioni, prestiti garantiti, sgravi fiscali. Che cosa aiuta veramente un’impresa in difficoltà?
Ritengo che l’unica cosa che davvero aiuti un’impresa oggi sia il lavoro. Avere un orizzonte di fiducia, un ecosistema stabile e un mercato in crescita porta le imprese a costruire a lungo termine, con investimenti, visione e progettualità. Di fronte all’evento eccezionale che ci ha colpiti, contributi, sovvenzioni e sgravi fiscali sono stati un atto dovuto per sostenere imprese e persone. Ora però è necessario rimetterci nella condizione di lavorare, riattivando quel circolo virtuoso per cui le imprese – quando sono sane – bastano a loro stesse: si confrontano col mercato e trovano le risposte giuste in termini di prodotto, finanza e investimenti. Finest da 30 anni lavora proprio così: come equity partner e socio finanziatore non “sovvenziona”né “aiuta” ma piuttosto investe al fianco dell’azienda nel suo progetto imprenditoriale, assicurando stabilità finanziaria e potenziando la presenza internazionale delle imprese locali.
Come vede il futuro delle imprese, nel breve- medio termine?
Sfidante, senza dubbio. Ma con l’arrivo del vaccino possiamo guardare oltre l’ostacolo: dal punto di vista di Finest posso dirle che le imprese del Nordest hanno continuato a portare avanti i loro investimenti e chi ha dovuto fermarsi non ha abbandonato definitivamente il progetto, ma aspetta solo il momento giusto per ripartire. Quel momento è arrivato, bisogna andare avanti con coraggio.
Gli imprenditori italiani, a suo parere, dopo l’emergenza Covid avranno ancora volontà di fare impresa all’estero?
Assolutamente sì! Anzi, il Covid ha evidenziato l’importanza di avere una strategia diversificata anche in termini di localizzazione degli impianti produttivi e dei mercati di sbocco. Molti nostri imprenditori hanno potuto mantenere le quote di mercato e soddisfare la domanda grazie ai siti esteri che di volta in volta si rendevano disponibili nelle varie fasi dell’ondata epidemiologica. L’internazionalizzazione è uno strumento in più ed è prioritario oggi più che mai accompagnare le nostre PMI in un percorso di crescita internazionale.
LR
Intervista pubblicata nell'edizione cartacea di Tribuna Economica del 25 gennaio 2021
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