“Un livello di export costantemente sopra i 3 miliardi di euro nell’ultimo triennio nonostante la pandemia, collocandoci al settimo posto tra i fornitori mondiali e al secondo tra quelli europei dopo la Germania e al pari grosso modo della Francia”. Così l’Ambasciatore Cantone in apertura
della nostra intervista. “Il nostro Made-in-Italy gode infatti di un indubbio prestigio, che ci può far ulteriormente avanzare nei nostri settori di punta, in primo luogo moda, design, agroalimentare, salute e benessere. Per questo motivo l’Arabia Saudita rientra tra i 25 Paesi-obiettivo della campagna di nation-branding lanciata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – “Italy is simply is extraordinary: be IT” – che si pone trasversalmente a sostegno del Made-in-Italy con interventi mirati sui social media sauditi”
Ambasciatore Cantone, come si posiziona l’economia del Paese rispetto alle zone limitrofe?
Secondo le più recenti proiezioni del Fondo Monetario Internazionale, l’Arabia Saudita presenta un tasso di crescita per il 2022 del 7,8%, tra i più rilevanti rispetto ai partner del Golfo e all’intera area Mena. Il dato riflette senza dubbio i ricavi attesi sul mercato del greggio, in netto rialzo per effetto del superamento della pandemia e per via della volatilità innescata dal conflitto in Ucraina. Tuttavia, la crescita in corso nel Paese è anche il risultato delle riforme intraprese nel quadro della Vision 2030, che interessano lo sviluppo del settore privato in chiave di diversificazione rispetto agli idrocarburi. In questo senso, l’incremento del Pil non-oil è proiettato al 3,4% nel 2022, rappresentando uno dei più significativi indicatori per giudicare la performance dell’economia saudita. Alla luce di questi dati incoraggianti, e considerando il taglio del suo mercato con 37 milioni di abitanti in larga parte giovani ed in costante aumento demografico, l’Arabia Saudita punta a diventare un hub regionale per le società internazionali, sfruttando la collocazione geografica di crocevia delle rotte commerciali tra Asia, Africa ed Europa. In questo senso il Ministero degli Investimenti saudita ha messo in campo vari incentivi, anche istituendo zone economiche speciali, per favorire l’apertura di sedi regionali e filiali nel Regno da parte degli operatori internazionali. Questo è un aspetto che mi preme mettere in evidenza alle imprese italiane perché le opportunità del mercato saudita e della sua Vision 2030 saranno sempre più legate ad una effettiva presenza sul terreno.
A proposito di settori, quali possono essere, ad oggi, i più promettenti per le imprese italiane che guardano con interesse alla Vision 2030?
Il variegato quadro di investimenti promosso dalla Vision 2030 ci permettera’ di espandere la nostra presenza imprenditoriale in Arabia Saudita, oltre il comparto Oil&Gas e l’indotto generato dal gigante nazionale Saudi Aramco. Il Regno vuole infatti costituire una propria industria manifatturiera e crescere in una serie di settori ritenuti strategici: telecomunicazioni, aerospazio, sanità, energia rinnovabile, mobilità sostenibile ed ospitalità ed intrattenimento in chiave turistica. Il nostro rinomato know-how in questi ambiti può permetterci di stringere efficaci partenariati con operatori sauditi, funzionali al conseguimento di opere poste a bando di gara. Già si sono conseguiti diversi contratti di progettazione architettonica, edilizia ed infrastrutture e molto si può ancora vincere negli altri ambiti. Nel complesso, puntando sulla forza del nostro Made-in-Italy e sulle opportunità provenienti dalla Vision 2030, possiamo bilanciare la nostra relazione economico-commerciale con l’Arabia Saudita, da cui importiamo una significativa quota di greggio e prodotti derivanti pari a circa 4 miliardi di euro nel 2021.
Al di là di quello che già più o meno si conosce: un settore all’avanguardia ed un settore in fase di sviluppo?
Teniamo presente che la Vision 2030 intende traghettare il Paese verso un’economia basata sulla conoscenza e guidare le due transizioni in corso, digitale ed energetica, rispetto alle quali l’Arabia Saudita intende mantenere il passo con le altre grandi economie G20. Dunque, un settore all’avanguardia è certamente quello legato allo sviluppo della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale. Con il recente varo della Strategia nazionale AI si punta infatti a favorire un ecosistema a sostegno dell’innovazione, a partire dalla formazione universitaria in materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e dal finanziamento di start-up assistite da incubatori ad hoc. Entro il 2030 il Regno vuole in questo modo posizionarsi tra i 15 paesi più avanzanti nel campo delle applicazioni AI. Tra i settori in fase di sviluppo indicherei quello delle energie rinnovabili, tenuto conto dell’obiettivo di coprire il 50% del fabbisogno nazionale di elettricità da fonti rinnovabili, facendo leva sulla grande disponibilità’ di suolo per gli impianti e sull’intensità dell’energia solare ed eolica a queste latitudini. Investendo massicciamente sulle rinnovabili, il Regno potrà inoltre produrre idrogeno verde. Su tutta questa filiera, la nostra significativa esperienza nel campo della sostenibilità energetica può aprirci interessanti prospettive.
Turismo: in quale modo il settore ha affrontato la Pandemia e quali sono, ad oggi, le leve per il rilancio?
Nel settembre del 2019 l’Arabia Saudita aveva finalmente lanciato il visto turistico online (in precedenza era ammesso solo il turismo religioso in relazione ai luoghi santi di Mecca e Medina) e già ad inizio 2020 è stata costretta a sospenderlo per motivi precauzionali dovuti alla pandemia. Sebbene il visto sia stato reintrodotto da agosto 2021, occorrerà del tempo per instaurare un flusso costante di visitatori internazionali. Dall’Italia, vi è un crescente interesse con pacchetti già attivi per itinerari su più giorni. Lo sviluppo del settore e’ poi connesso ai cosiddetti Giga-Projects, che spaziano dalla costruzione della smart-city di Neom alla progettazione di lussuosi resort turistici sulla costa incontaminata del Mar Rosso (Amaala e The Red Sea), fino alla realizzazione del più grande parco tematico al mondo a Qiddiya, vicino Riad. Di converso, si sta investendo come leva di attrazione nella rivalutazione dei poli storico-archeologici di Al Ula e Diriyah, gia’ dichiarati patrimonio dell’Unesco, e nella promozione delle bellezze paesaggistiche (non solo il Mar Rosso ma anche ad esempio le montagne dell’Assir). In questo senso, entro il 2030 il settore è atteso contribuire al 10% del Pil, creando un milione di nuovi posti di lavoro sulla scia dell’investimento nel comparto (il Ministero del Turismo dispone di un fondo ad hoc da 4 miliardi Usd).
Intervista pubblicata nell'edizione cartacea di Tribuna Economica del 25 aprile 2022
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