Le relazioni economiche e commerciali tra Italia e Polonia sono caratterizzate da un forte dinamismo, e i rapporti bilaterali sono quanto mai vivaci e si declinano in continui contatti a livello istituzionale e imprenditoriale.
Ambasciatore Amati, come si identifica e posiziona il Paese nel sistema europeo?
Con oltre 38 milioni di abitanti, la Polonia è il più grande mercato dell’’Europa centro-orientale. Massicci investimenti di società multinazionali insieme all’utilizzo ottimale dei Fondi Europei hanno dato luogo a una forte e sostenuta crescita economica. In questo modo, il Paese è riuscito a ridurre progressivamente il gap con i principali partner Ue. Dal 2014 il prodotto interno lordo ha poi fatto registrare tassi di crescita notevoli e nel 2019 il Pil è cresciuto del 4,5%. Il 2020, segnato dalla pandemia da Covid 19, ha visto una contrazione del 2.8% ma nel 2021 c’è già stato un importante rimbalzo (+5.3%). Grazie a questo sviluppo così significativo, che ha consentito al Paese di cambiare volto, è cresciuto il potere d’’acquisto dei cittadini e si sono affermati nuovi modelli di consumo. La conseguente espansione della classe media e medio-alta, nonché l’esistenza di una consistente domanda interna e di una rete estesa di Pmi, sono fattori che contribuiscono a creare oggi uno scenario davvero favorevole per il nostro export.
La Polonia non utilizza la moneta unica. Quali sono vantaggi e svantaggi per le imprese e soprattutto per quelle italiane?
Con l’adesione all’Unione Europea, la Polonia si è impegnata ad adottare l’Euro come moneta comune. Tuttavia, non è stata indicata una data specifica. L’ultima ricerca di Grant Thornton mostra che le aziende polacche sono molto scettiche sull’idea di abbandonare lo zloty. “L’ingresso della Polonia nell’area dell’Euro sarebbe auspicato dal 38% delle medie e grandi imprese. Si tratta del secondo risultato più basso dal 2010”, mostra il rapporto. Solo nel 2020 (36%) ci sono stati meno sostenitori dell’entrata nell’Eurozona. Lo zloty sta diventando sempre più stabile di anno in anno. Di recente, l’indicatore del tasso variabile medio mensile è aumentato del 5,5% nel 2021. Tuttavia, questo livello è ancora uno dei più bassi da quando lo zloty è diventato una valuta completamente liquida. La ricerca di Grant Thornton suggerisce che la Polonia non ha fretta di adottare l’Euro. La maggior parte delle aziende considera una possibile adozione dell’Euro ma solo dopo il 2030. Ma un’ampia percentuale degli intervistati (22%) ritiene che la Polonia non adotterà mai la valuta Ue.
Nel 2021 è stato raggiunto il record di scambio commerciale tra i due Paesi, a che cosa è dovuto tale risultato?
Gli scambi economici tra i nostri due Paesi si nutrono di un interscambio che nel 2021 ha raggiunto la considerevole cifra di 28,2 miliardi di euro, secondo i dati dell’Ufficio Centrale di Statistica (Gus) polacco. L’Italia è il terzo partner commerciale di Varsavia a livello mondiale (dietro solamente a Germania e Cina). L’Italia rappresenta inoltre per la Polonia il quarto paese in termini di numero di investimenti esteri realizzati e vi sono oltre 2500 aziende a capitale italiano sul territorio polacco, che danno lavoro a circa 100mila addetti. Si tratta di una presenza consolidata e di grande peso ma che presenta tuttavia ancora significativi margini di crescita in vari settori ed in particolare: transizione energetica, farmaceutico e sanitario, a cui si aggiunge anche l’importante settore delle infrastrutture.
Settori: sviluppo e acquisto armamenti. Come si muove il Paese e con quali investimenti?
La Polonia ha lanciato un vasto programma di riarmo e di sviluppo delle Forze Armate che dovrebbero aumentare da 120mila a 300mila effettivi. Si tratta di un’operazione quantomai ambiziosa finanziata da un Fondo ad hoc che richiederà anni e che trova il principale ostacolo nel reclutamento di personale che va molto a rilento. Il Ministro della Difesa ha preannunciato contratti di acquisto di sistemi d’arma per i prossimi anni per circa 100 miliardi di dollari : la parte del leone la fanno gli Usa ma , proprio di recente, la Corea del Sud ha siglato accordi per 30 miliardi.
Possiamo sostenere che il comparto farmaceutico si sta delineando come un distretto importante per l’economia della Polonia?
Negli ultimi anni il mercato farmaceutico della Polonia ha conosciuto importanti sviluppi, sia in termini di fatturato che di investimenti e attualmente rappresenta per le aziende straniere del settore il più grande mercato di sbocco nell’Europa centrale. In particolare, per quanto riguarda i soli prodotti farmaceutici, quello della Polonia è l’ottavo mercato di destinazione tra i Paesi dell’Unione Europea e il sedicesimo a livello mondiale. Il Paese sta diventando un nuovo hub di produzione europeo per farmaci generici complessi e bio-similari e sta rafforzando il suo ruolo fra i principali fornitori di prodotti generici. Il 49% delle aziende farmaceutiche in Polonia è coinvolto in progetti innovativi. Il 3,1% di tutta la spesa su scala nazionale per l’innovazione proviene da questo settore. Va segnalato, inoltre, che nel settembre 2021, presso la cancelleria del Pm della Polonia, è stato lanciato il progetto Warsaw Health Innovation Hub (Whih), prima iniziativa nel suo genere in Europa centrale di partenariato pubblico-privato. Whih è un progetto congiunto dell’Agenzia polacca di Ricerca Medica (Abm - Agencji Badań Medycznych) e di aziende leader nel settore della medicina, della farmacia e della biotecnologia con l’obiettivo di creare soluzioni mediche, tecnologiche e legali innovative per migliorare la salute dei pazienti e aumentare l’efficienza del sistema sanitario polacco nelle seguenti aree strategiche: innovazione farmaceutica, compresa la tecnologia medica; innovazione nei dispositivi medici; soluzioni informatiche per la salute.
Tema molto attuale è il sistema energetico. Quali sono le politiche a sostegno e sviluppo del settore e come sta affrontando il particolare momento internazionale?
Al momento la principale fonte energetica in Polonia è rappresentata dal carbone, che copre circa il 75% della produzione; a seguire combustibili fossili (circa 8%) ed energie rinnovabili (circa 13.5- dati 2021). Nel febbraio 2021 il Governo Morawiecki ha adottato la “Energy Policy of Poland until 2040”, incentrata sulla trasformazione energetica in Polonia, con obiettivi ambiziosi per quanto concerne la de-carbonizzazione dell’economia: portare la quota di rinnovabili al 23% entro il 2030; ridurre la quota di carbone nella produzione di elettricità (non oltre il 56%); ridurre il consumo energetico primario del 23%. Il Governo ha deciso alla fine del marzo 2022 di procedere ad aggiornare gli obiettivi anche in considerazione dei cambiamenti in atto nello scenario internazionale. Varsavia ha poi mostrato l’intenzione di abbracciare il nucleare, realizzando la prima unità nel 2033 e l’ultima nella metà degli anni ‘40 (arrivando a rappresentare il 20%-25% circa del mix totale). La Polonia è inoltre un importante produttore di idrogeno, il terzo a livello Ue. L’’idrogeno polacco non è tuttavia «verde» in quanto prodotto da combustibili fossili e non tramite elettrolisi.
Macchinari, un ramo che…
Come dicevo prima, tra i partner stranieri, l’Italia nel corso degli ultimi 3 decenni ha conquistato una posizione di grande forza, affermandosi come secondo partner commerciale della Polonia tra i Paesi Ue (dietro alla Germania). I nostri prodotti e le nostre merci sono infatti fortemente apprezzati in questo mercato: non solo i macchinari, che sono la principale voce del nostro export in Polonia, ma anche autoveicoli, prodotti chimici , farmaceutici e della metallurgia, agroalimentare, abbigliamento, trovano nel mercato polacco uno sbocco naturale. Da menzionare anche l’impetuoso sviluppo dell’e-commerce, sempre più in crescita in Polonia, tanto che il giro d’affari avrebbe raggiunto l’interessante cifra di 11.6 miliardi di Euro, arrivando ad occupare il 4% circa delle vendite ‘’retail’’ totali. Anche attraverso questo strumento, le nostre imprese possono oggi conquistare sempre più quote di mercato.
Intervista pubblicata nell'edizione cartacea di Tribuna Economica del 24 ottobre 2022
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