Confassociazioni è il soggetto di rappresentanza unitaria delle Federazioni, dei Coordinamenti e delle Associazioni che esercitano attività professionali, promuovendo lo sviluppo e il dialogo continuo con imprese e soggetti del Terzo Settore. Oggi rappresenta 685 associazioni,
più di 1 milione 200mila operatori e 210mila imprese.
L’emergenza coronavirus ha superato le peggiori previsioni, ipotizzabili dall’inizio del 2020, per l’andamento dell’economia globale. Come vede il futuro economico della Vecchia Europa?
E’ un problema complesso per tutti, non solo per la vecchia Europa, è difficile fare previsioni, anche se ritengo ci vorrà molmaceutico e alimentare, guadagnano, altri come turismo, commercio, ristorazione e servizi sono più deboli e in perdita, se non a rischio chiusura, come purtroppo sta già succedendo. In Italia, e non solo, la seconda ondata del Covid ha superato le prospettive più negative, oggi abbiamo circa un 30% in meno della capacità produttiva, quindi molte filiere manifatturiere sono molto rallentate, alcune addirittura ferme e se pensiamo che il 30% del Pil è costituito da esportazioni il risultato è evidente, basta pensare, tanto per fare un esempio, al settore estero dell’automotive, che producendo meno, penalizza la richiesta della nostra componentistica. E’ una crisi asimmetrica mondiale che colpisce tutti in modo analogo. Alcuni settori, come logistica, tecnologia, farmaceutico e alimentare, guadagnano, altri come turismo, commercio, ristorazione e servizi sono più deboli e in perdita, se non a rischio chiusura, come purtroppo sta già succedendo.
In Italia un coro di voci continua a sostenere che servono contributi a fondo perduto più consistenti per le filiere maggiormente colpite dalla crisi, sovvenzioni per le imprese, per i lavoratori autonomi, sussidi per il lavoro a breve termine, assistenza per i genitori con un reddito basso, sostegno al terzo settore insieme a investimenti nel sistema sanitario, nella ricerca finalizzata a combattere il Covid-19. Insomma, siamo deficitari su tutto. Lei che cosa ne pensa?
Il Governo ha messo in campo108mld di eruo; potrebbero essere sufficienti in questa fase per arginare la crisi, ma è necessario fare progetti chiari perché siano ben distribuiti, in particolare ai comparti in crisi. Interventi a pioggia non servirebbero a nulla, solo a scontentare molti. Troviamo ancora sconcertante la profonda disattenzione al mondo delle Partite Iva, nel recente Decreto “Ristori” e anche quando si parla di scuole e misure per la famiglia, si ignorano incredibilmente i genitori lavoratori autonomi. Oltre la metà delle imprese prevede una crisi di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020. Molti non riapriranno. Si rischia di distruggere, oltre alla capacità produttiva, quella occupazionale e fiscale.
Comunicazione digitale e smart working. Sarà questo il nostro futuro in ambito lavoro?
Ritengo che questa pandemia ha generato il più grande esperimento sociale della storia, 4 miliardi di persone che si connettono in rete scambiando dati, informazioni e conoscenza. La prima prova concreta comprensibile a livello globale dell’interdipendenza, la rete che ormai lega ogni persona a tutte le altre. Tornare completamente indietro sarà molto difficile, praticamente impossibile e bisognerà inevitabilmente rimodulare il nostro modo di vivere, sia per comunque un paese emergente con tante potenzialità e possibilità di recepire grandi investimenti. Gli imprenditori italiani, soprattutto dopo il Covid, potranno assolutamente ancora recitare un ruolo importante, come già accade da anni con Tim, Pirelli, Enel, Ferrero, Leonardo, Fincantieri, Unicredit, Generali, Alitalia, Eataly e Barilla, tanto per citare alcune aziende leader, già presenti in quell’area.
Guardando oltreoceano, a suo parere come potrebbero cambiare gli scenari economici tra Europa e Stati Uniti dopo la vittoria del democratico Biden?
Mi auguro comunque che ci sia sempre un miglior dialogo tra Unione Europea e Usa, ma credo che una grande democrazia come quella americana, nonostante questo importante cambio al vertice, perseguirà in linea di massima gli stessi obbiettivi economici, senza tralasciare le sue prerogative di protezionismo, anche nei confronti della Cina. Sempre per restare oltre il confine europeo, in questo numero parliamo di Brasile e la presenza italiana nel mercato brasiliano è notevole. Ci saranno approcci diversi da parte degli imprenditori italiani verso il mercato brasiliano nel post-covid ? In pratica, sarà più difficile investire oltreoceano? Non credo che ci saranno sostanziali cambiamenti nei rapporti tra Italia e Brasile, tutt’altro. Le relazioni commerciali di cooperazione economica tra le due nazioni hanno reso il Paese sud americano uno dei più importanti partner per le imprese italiane, che da sempre partecipano allo sviluppo imprenditoriale del Brasile, diventato in pochi anni strategico, in diversi settori. Resta
In tempi non troppo lontani dalla pandemia, nel 2018, lei ha scritto un libro dal titolo “Rilanciare l’Italia facendo cose semplici”, sembra un incitamento più che mai attuale. Suggerirebbe oggi gli stessi interventi e le stesse modalità di sfida al cambiamento?
Devo affermare con soddisfazione che questo libro ha ottenuto un consenso oltre le mie aspettative, tanto è che, già si va verso la terza edizione. Forse proprio perché è un libro sul futuro del nostro Paese e mai come oggi abbiamo bisogno di credere nel futuro, quindi più che mai attuale. Lo definirei un libro concreto e pragmatico il cui tema strategico è semplice: per rilanciare l’Italia serve un nuovo orizzonte di cose da fare, per ritrovare quello che abbiamo perso prima durante la crisi e adesso a causa del Covid. Il nostro è un Paese che ha subito un trauma psicologico e i quasi 10 anni di crisi hanno fatto svanire il suo “pensiero felice. E’ stato definito un “libro piattaforma, dove il noi vince sull’io”, e dove, oggi più che mai, lo stare insieme in rete vince sulle logiche individuali, azionisti di un mondo nuovo in evoluzione rapidissima.
Stefano Piermaria
Intervista pubblicata nell'edizione cartacea di Tribuna Economica del 7 dicembre 2020
© Riproduzione riservata