Nonostante i danni causati dalla pandemia all’economia globale, l’Ungheria rimane una destinazione attraente per la produzione e gli investimenti. “La crisi da una parte ha messo in rilievo i rischi associati alle filiere transcontinentali, e dall’altro sollevato l’importanza
della resilienza economica, che sarà il filo conduttore nella fase del rilancio. Grazie alla crescita dinamica degli anni precedenti, le condizioni economiche in Ungheria sono stabili, e le prospettive per il futuro promettenti. Oltretutto le solide basi dell’economia ungherese forniscono un significativo margine di manovra per le misure di sostegno e di stimolo economico”. Come vediamo, “la trasformazione al green economy e l’accesso al digitale avrà una rilevanza strategica nel futuro e la maggior parte delle risorse di ripresa saranno destinati alle imprese di questi settori”. In aggiunta le riforme e gli investimenti nel settore chimico-farmaceutico e servizi sanitari di qualità che offrono un potenziale di crescita economica e creazione di posti di lavoro “saranno benvenuti”. “I settori come la conversione energetica e il trasporto verde offrirà un ulteriore opportunità di investimento”.
Ambasciatore Kovács, qual è l’attuale economica del Paese a fronte della pandemia?
L’epidemia di coronavirus ha raggiunto l’Ungheria in un forte ciclo economico, poiché l’economia ungherese è cresciuta di quasi il 5% sia nel 2018 che nel 2019. Inoltre, vale la pena notare che la crescita è persistita anche nel primo trimestre di quest’anno. A differenza di molti altri paesi europei, abbiamo avuto restrizioni relativamente lievi durante la prima ondata, e siamo riusciti a superare il primo periodo dell’epidemia con un basso numero di casi. Di conseguenza, rispetto ai paesi dell’Europa occidentale, gli effetti della crisi economica non sono stati immediati. Allo stesso tempo, a causa della nostra economia aperta e delle industrie cicliche ad alto peso (come la produzione di veicoli e il turismo), il tonfo della crisi economica causata dal coronavirus era inevitabile. In estate, dopo l’allentamento delle restrizioni e con la ripresa della produzione e delle vendite globali, anche l’economia ungherese ha preso slancio dando vita ad una ripresa parziale. Tuttavia, gli incoraggianti sviluppi del terzo trimestre sono stati interrotti dalla seconda ondata di epidemia e in linea con la tendenza europea, anche l’Ungheria è stata costretta a imporre severe restrizioni. Sulla base degli sviluppi dell’anno la previsione del governo ungherese è in linea con l’aspettativa dell’Ue, e si presume che l’economia ungherese subirà una decrescita intorno al 6% nel 2020. Le previsioni economiche sia per il 2021 che per il 2022 prevedono una crescita più significativa: l’economia ungherese già l’anno prossimo potrebbe recuperare la maggior parte delle perdite di quest’anno, e tornare a crescere a ritmo elevato nel 2022.
Con quali politiche/misure, il Governo, sta affrontando la situazione?
Il governo punta al taglio delle tasse, l’aumento dei sostegni alle famiglie e al rafforzamento delle imprese e gli investimenti. Gli stipendi dei medici aumenteranno in modo significativo e verrà ampliato anche il programma di costruzione di case. Per limitare i danni economici causati dall’epidemia il governo ungherese ha messo a disposizione misure di sostegno per un importo equivalente a circa il 18-20 percento del Pil (circa 9.200 miliardi di Huf) tra il 2020 e il 2022. Il deficit è stimato ad arrivare fino al 8-9% del Pil quest’anno. Il piano d’azione del governo copre cinque grandi aree tra il 2020 e il 2022: Protezione e creazioni dei posti di lavoro (3mld di euro); tassazione e programmi di capitale per aiutare le imprese e proteggere la proprietà domestica (6,7mld di euro); investimenti e sviluppo nei settori prioritari (7,1mld di euro); misure di liquidità tramite la banca centrale ungherese per un valore complessivo di 8,3mld d euro. Protezione delle famiglie e dei pensionati (652mln di euro).
Ungheria, Europa e V4: quali sono le posizioni del Paese all’interno dell’Europa e del Gruppo Visegrad?
Ormai da sedici anni l’Ungheria ha parte dell’Unione europea, che dalla società ungherese è vista in modo nettamente positivo. L’Ungheria è profondamente investita nel successo del progetto europeo, però allo stesso tempo consideriamo lo stato nazionale come livello principale dell’azione politico-economica, rispetto al quale l’Unione è un “valore aggiunto”. Contrariamente a quanto sentiamo spesso, gli ungheresi non sono per niente euroscettici – infatti il gradimento per l’appartenenza all’Unione europea è tradizionalmente tra più alti dei paesi europei –, ma è vero che in generale abbiamo una visione diversa: preferiamo l’Europa delle nazioni agli Stati Uniti d’Europa. Siamo convinti che l’Europa potrà rimanere forte solo se le sue componenti – gli Stati membri – saranno forti. Quelli che vogliono rafforzare l’Unione a scapito degli Stati membri, involontariamente contribuiranno all’indebolimento del progetto europeo. Quanto ai Paesi di Visegrad, loro sono per noi partner importanti, con i quali condividiamo esperienze storiche-culturali, ed abbiamo idee simili sul futuro delle nostre società, e dell’Europa unita. I Paesi Visegrad si sono dimostrati nell’ultimo decennio di essere uno dei principali motori dell’economia europea, un fatto non trascurabile per quanto riguarda il futuro.
Il Paese offre molte opportunità anche sotto l’aspetto di incentivi per attrarre investimenti stranieri; nello specifico?
Uno dei vantaggi competitivi dell’Ungheria, rispetto agli altri paesi della regione è il forte impegno del Governo ad aumentare la competitività delle imprese presenti in Ungheria. A questo fine il rapporto istituzionale con gli investitori è una priorità nazionale. A sostegno di questa idea, oltre a ridurre l’imposta sul reddito delle società (Ires) al 9%, l’Ungheria ha introdotto anche nuove forme di incentivazione (anche contributi a fondo perduto), sia per migliorare le attività di ricerca e sviluppo (R&D) delle imprese che per la realizzazione di vari tipi di investimenti. L’agenzia nazionale di promozione degli investimenti (Hipa) fornisce pacchetti di informazione su misura contenenti una descrizione dettagliata degli incentivi, dei siti di investimenti, ed informazioni del mercato del lavoro, sull’ambiente commerciale, sui fornitori locali, tutto gratuitamente. I principali tipi di incentivi per gli investimenti sono incentivi fiscali, che offrono l’esenzione per l’80% dell’imposta sulle società per una durata di 13 anni, e sovvenzioni a fondo perduto. Il massimo valore disponibile di incentivi variano secondo il livello di sviluppo della regione in cui si realizza l’investimento.
Oltre agli incentivi sopra descritti, esistono particolari zone o settori che beneficiano di ulteriori agevolazioni?
Il Governo ungherese considera tre tipi di investimenti come priorità nella promozione degli incentivi: l’investimenti in attività e produzione, la creazione di centri di servizi alle imprese, e progetti di ricerca e sviluppo (R&D). Per quanto riguarda l’incentivazione degli investimenti in attività e produzione, nelle regioni orientali e meridionali si può ottenere le percentuali più alte (50%) di sovvenzioni, del 25% nelle regioni occidentali e dello 20% o 35% nelle regioni centrali del paese. Il valore degli incentivi può aumentare di 10 punti percentuali per le medie e di 20 punti percentuali per le piccole imprese. Per la creazione di centri di servizi alle imprese si può ottenere un massimo del 50% di incentivi, mentre per la realizzazione di progetti di R&S un massimo del 25%, in entrambi i casi indipendentemente dal livello di sviluppo della regione. La presenza estera è particolarmente forte nei seguenti settori automotive, Ict, chimico, farmaceutico e agricolo.
Parlando di relazioni Italia-Ungheria, come si muovono i rapporti commerciali?
Considerando la inconsueta situazione epidemiologica, è difficile prevedere quale impatto esso avrà effettivamente sulle nostre relazioni commerciali ed economiche. Per molti aspetti, il mercato italiano è un destinatario naturale di merci ungheresi e viceversa. Nonostante la Germania sia di gran lunga il nostro partner più importante tra gli Stati membri dell’Ue (con una quota del 27%), il ruolo dell’Italia non è da sottovalutare: l’Italia è il nostro quinto partner commerciale e rappresenta il 5% del fatturato totale del commercio estero dell’Ungheria, superando i dieci miliardi di euro. Il motivo principale dei buoni rapporti è la posizione geografica del nostro Paese, poiché siamo in una posizione ideale per gli obiettivi commerciali italiani nel Europa centrale, e possiamo dire che svolgiamo il ruolo di un vero e proprio ponte. L’interscambio commerciale bilaterale è cresciuto di oltre il 34% negli ultimi cinque anni. Sono già più di tremila le imprese italiane presenti in Ungheria, che risultano molto soddisfatte dalle favorevoli condizioni fiscali ungheresi (9-15% di imposta sul reddito delle persone fisiche e delle società). Si stima che in totale le imprese italiane in Ungheria impieghino più di 25mila dipendenti. Grazie al rapporto tradizionalmente buono, ci sono anche marchi italiani iconici sul mercato ungherese. I prodotti e le aziende italiane sono rappresentati anche in molti altri settori, dal meccanico a quello alimentare fino alla moda e dei servizi.
Intervista pubblicata nell'edizione cartacea di Tribuna Economica del 7 dicembre 2020
© Riproduzione riservata