Nel 2017 il bilancio migratorio dei cittadini dell’UE/AELS è stato di 31250 persone, ossia ben al di sotto della media pluriennale. Il dato è basso e rispecchia la modesta crescita occupazionale osservata fino alla fine del 2017 in Svizzera, nonché la ripresa della congiuntura nell’Unione europea. L’immigrazione associata alla
libera circolazione continua a dipendere dai fabbisogni dell’economia; gli immigrati sono ben integrati nel mercato del lavoro. Negli ultimi anni l’immigrazione associata alla libera circolazione ha svolto un ruolo importante per rispondere al fabbisogno di manodopera e la ricerca di personale si è progressivamente orientata al sud e all’est dell’Europa. Recentemente però, complice la ripresa economica dei Paesi meridionali, il flusso di migranti provenienti da queste aree è fortemente calato, anzi nel 2017 il saldo migratorio del Portogallo è stato addirittura negativo.
L’Italia invece, la cui economia presenta tuttora una crescita inferiore alla media, rimane un importante bacino di risorse. Personale altamente o poco qualificato? C’è bisogno di entrambi. La richiesta di personale continua a mantenersi elevata, soprattutto se qualificato. Il 54% dei lavoratori giunti in Svizzera in virtù dell’accordo sulla libera circolazione è in possesso di un titolo di studio universitario, con le seguenti suddivisioni: Francia 70%, Germania 63%, Italia 50% e Portogallo 13%. Per la maggior parte, inoltre, i migranti altamente qualificati trovano un’occupazione adeguata al loro titolo di studio ovvero sono attivi in campi professionali dove i requisiti richiesti coincidono con le loro qualifiche formali. Il mercato, tuttavia, non ha bisogno soltanto di universitari e dirigenti: negli ultimi anni la domanda ha raggiunto un certo livello anche tra le attività che richiedono qualifiche più basse. Siccome la legislazione svizzera sugli stranieri non permette più di reclutare manodopera nei Paesi terzi per attività più basilari, si ricorre a persone provenienti dall’Unione, soprattutto dal sud e dall’est dell’Europa, con il risultato che una fetta consistente degli immigrati UE (17%) è priva di un titolo di studio post-obbligatorio. (ICE BERNA)