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Nove consumatori su dieci in Spagna hanno cambiato le proprie abitudini alimentari a causa dell'inflazione, privilegiando i prodotti in saldo oppure quelli col marchio del distributore ("private label") e "super low cost". Allo stesso tempo, si sta riducendo il consumo di prodotti freschi, quali carne e pesce, ma anche frutta e verdura.

Aumentano, invece, i consumi di prodotti a lunga scadenza, come alimenti confezionati e surgelati.

L'inflazione sta inoltre causando nuove e forzate abitudini di consumo domestico in campo energetico, tra cui la riduzione delle ore di riscaldamento. Inoltre, il consumatore spagnolo sta diminuendo la spesa in tempo libero e ospitalità, abbigliamento e accessori, viaggi, attività culturali e uso dell'auto. Altre spese "tagliate" sono quelle legate alla pratica sportiva, formazione e assistenza sanitaria (nello specifico: il dentista, fisioterapista o visite e test diagnostici). Di fronte al 35% delle famiglie con una situazione finanziaria difficile o molto difficile, l'OCU (organizzazione dei consumatori spagnoli) sollecita il Governo ad aumentare urgentemente l'importo dell'assegno di 200 euro destinato a persone con basso reddito, ampliando il numero dei beneficiari, oltre a chiedere l'abolizione dell'IVA su carne e pesce.

Per quanto riguarda i consumatori sopra la soglia di poverta', l'OCU chiede un aumento della "no tax area" (parte della base imponibile che, in quanto destinata a soddisfare i propri bisogni primari personali e familiari, non è soggetto a tassazione) che di fatto non viene aggiornata dal 2015. Si tratterebbe di un provvedimento di cui, se approvato, beneficerebbero tutti i contribuenti, ma soprattutto i pensionati, le famiglie con figli a carico e i disabili. (ICE MADRID)