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Ai tanti giovani che guardano al futuro – con legittima preoccupazione – e che oggi si chiedono “cosa fare da grande” val la pena di dire che il “pezzo di carta” (laurea e diploma) era e resta la migliore assicurazione sul futuro. A patto che si 

 

faccia la scelta giusta e si abbiano in mano le carte giuste per proporsi al meglio sul mercato del lavoro, specie quando lo scenario economico sarà migliore di quello attuale: nel ramo economico-sociale o ingegneristico nel caso delle lauree (che insieme assorbono il 66% della domanda di “dottori”, sia con esperienze di lavoro alle spalle che giovani neo-laureati) oppure nell’indirizzo amministrativo-commerciale o industriale nel caso dei diplomi (ricercati nel 54% dei casi di assunzioni di diplomati). E se le proprie inclinazioni personali hanno portato a scegliere altri percorsi oppure, malgrado un titolo “spendibile”, non si trova lavoro, che fare? Individuare dei percorsi di specializzazione, puntare ad acquisire esperienza, soprattutto con stage e tirocini, dimostrare di avere capacità di lavorare sia in gruppo che in autonomia e di affrontare e risolvere i problemi. Insomma, integrare il proprio “curriculum” e dare così un volto e un nome (e un relativo contratto di assunzione) a quelle molte professioni per laureati e diplomati che ancora oggi risultano “introvabili”.

Queste alcune delle tendenze del mercato del lavoro evidenziate da Unioncamere e presentate a Job&Orienta, salone nazionale dell'orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro (Fiera di Verona).

Dalla crisi si esce anche e soprattutto investendo sui giovani, sulla loro straordinaria capacità di innovazione”, ha commentato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Ecco perché è ancora più importante in questo momento che ci sia uno stretto raccordo tra le Camere di commercio e il sistema della formazione, per favorire la diffusione tra i nostri ragazzi della cultura di impresa e fare in modo che abbiano esperienze di lavoro anche durante gli studi”.

Le imprese “scoprono” la laurea triennale (ma continuano a preferire la specialistica).Il 2011 sembra essere l’anno della scoperta delle lauree triennali. Dopo un biennio di flessione nelle preferenze espresse dal sistema produttivo, questo titolo di studio torna a crescere nelle preferenze delle imprese. In realtà, ciò è l’effetto di due fenomeni: la riduzione della quota di assunzioni di laureati per le quali la durata del corso viene ritenuta irrilevante, che passa dal 37% del 2010 al 33% del 2011; l’aumento effettivo delle assunzioni previste di laureati di corsi triennali che salgono dal 19% dello scorso anno al 24,5% di questo, mentre la quota relativa alle entrate di laureati di corsi specialistici quinquennali si riduce di 2 punti percentuali (dal 44 al 42%). Tra i due tipi di corso, però, il rapporto rimane ancora squilibrato a favore delle lauree lunghe, in particolare per le aree disciplinari più specialistiche (scientifica, economica e ingegneria).

Chi sale e chi scende tra i Dottori.Non tutti i laureati, però, agli occhi delle imprese, sono ugualmente “appetibili”. Se si guarda alla richiesta di quest’anno per gruppi di facoltà, emergono chiare preferenze da parte del sistema produttivo. Prima per consistenza della domanda di laureati (sia con esperienze di lavoro alle spalle che giovani appena usciti dall’Università) è l’area economico-sociale, con oltre 25mila richieste di assunzione, pari a più di un terzo del totale e in aumento del 12% rispetto al 2010. L’area di ingegneria e architettura, per la quale si prevedono 23.600 nuovi ingressi nel 2011, è la seconda per numerosità e conosce un incremento del 9% rispetto allo scorso anno. A questa segue l’area medica e sanitaria, con oltre 8.600 entrate previste (il 12% del totale) e un aumento del 2% rispetto al 2010. In flessione rispetto all’anno scorso è la domanda di laureati dell’area umanistica (poco più di 8mila le entrate previste, pari all’11% del totale), con un decremento del 6% rispetto al 2010. Continua invece a crescere la domanda di laureati nell’area scientifica (+11%), attestandosi a circa 7mila assunzioni programmate (pari al 9% del totale). Infine, ultima area disciplinare, la più modesta per numerosità di richieste da parte delle imprese (appena 1.400), è quella giuridica, che però mette a segno quest’anno un incremento marcato (+37%) rispetto al 2010.

Le professioni dei laureati più richieste.Nella classifica delle professioni per le quali sono richiesti laureati, spiccano quest’anno quella di infermiere (4.700 unità), educatore professionale (circa 2.500), sportellista bancario (oltre 2mila), sviluppatore di sofware (quasi 2mila) e progettista meccanico (1.800).

Tanti ancora gli “introvabili”: ma per quali motivi?Rispetto a una domanda di laureati che cresce quest’anno rispetto al 2010 di quasi 8 punti percentuali (ma a fronte però di un calo del 16% rispetto ai livelli ante-crisi del 2008 e, soprattutto, di una disoccupazione giovanile che assume caratteri di emergenza), le imprese italiane, che pure prevedono di incontrare minori difficoltà nel reperire personale con questo titolo di studio (le assunzioni “difficili” dovrebbero mediamente interessare il 26% delle assunzioni totali di laureati, quota inferiore di quasi cinque punti percentuali a quella indicata lo scorso anno), lamentano la forte carenza di alcuni profili professionali giudicati “introvabili”. Ad esempio, quest’anno è aperta la caccia ai laureati in economia bancaria, finanziaria e assicurativa che possano andare a svolgere la professione di addetto allo sviluppo clienti nei servizi finanziari (sono 740 su 890 le assunzioni con difficoltà di reperimento stimate dalle imprese), così come agli Ingegneri delle telecomunicazioni che svolgano la professione di consulente di prodotti informatici (530 le assunzioni difficili su 870) o, ancora, agli ingegneri civili che possano essere assunti come addetti alla logistica (280 assunzioni con difficoltà di reperimento su 480).

Ma perché, visto che l’offerta di laureati alla ricerca di lavoro è ampia resta forte questo disallineamento rispetto all’offerta? Le imprese adducono motivi differenti a seconda del diverso profilo di laureato ricercato. Nel caso dei Dottori in Economia, il sistema produttivo lamenta soprattutto la difficoltà a reperire candidati adeguatamente formati o il cui profilo personale sia coerente con l’incarico che devono andare a svolgere, considerando spesso necessario il conseguimento di un titolo post-lauream. Per i laureati in ingegneria, invece, a una domanda di profili altamente qualificati da parte delle imprese non soddisfatta pienamente dall’offerta, si unisce il problema dell’esperienza più di frequente richiesta ai candidati. La richiesta di laureati in discipline umanistiche, come si vede anche dai profili maggiormente ricercati, si concentra su professionalità specializzate e quasi “di nicchia”, che, evidentemente, non sono facilmente reperibili sul mercato. La difficoltà di reperimento dei laureati nell’area medica invece sembra dettata soprattutto da un eccesso di domanda e da un parallelo problema di disallineamento con l’offerta. Le aspettative dei candidati (in termini retributivi e di carriera professionale) sono invece il problema addotto dalle imprese per la difficoltà di reperimento di laureati nell’area scientifica, mentre ai dottori in materie giuridiche le imprese imputano soprattutto la mancanza di un’adeguata preparazione.

I diplomati più richiesti.Tra i diplomati, i più richiesti dovrebbero essere gli indirizzi amministrativo e commerciale (al quale le imprese destinano il 28% delle assunzioni previste, un punto percentuale in meno dello scorso anno), seguiti dagli indirizzi industriali (25,7% del totale, oltre due punti percentuali in più del 2010), dagli indirizzi terziari (7% delle assunzioni totali, in linea con lo scorso anno) e dagli indirizzi liceali e artistici (3% circa). Diminuisce di un punto percentuale e mezzo, invece, la richiesta di diplomati senza indicazione di indirizzo, assommando, comunque, quasi il 37% della domanda proveniente dalle imprese.

I diplomati sono soprattutto richiesti come commessi di negozio (oltre 11mila le assunzioni programmate per questo profilo professionale), segretari, (quasi 11mila), addetti alla contabilità (10.500), addetti alle vendite della grandi distribuzione (8.700 e addetti all’amministrazione (circa 7mila richieste).

Sebbene la difficoltà di reperimento dei diplomati sia mediamente inferiore a quella dei laureati (interessa il 18,7% del totale delle assunzioni non stagionali), per alcuni indirizzi le imprese segnalano quote anche consistenti di “introvabili”. E’ il caso dell’indirizzo aeronautico e nautico (28,7% le assunzioni di difficile reperimento, pari a 160 delle 560 unità programmate), dell’indirizzo legno, mobile e arredamento (28,7% per 330 unità delle 1.160 totali) e dell’indirizzo meccanico (27,9% pari a ben 7mila delle 25mila assunzioni previste).

Le competenze richieste.A prescindere dal titolo di studi conseguito, le imprese nel 2011 richiedono ai candidati all’assunzione anche una serie consistente di competenze personali, spesso anche alla base di quel disallineamento tra domanda e offerta di lavoro di cui si è parlato. Due soprattutto quelle considerate più rilevanti: la capacità di lavorare in gruppo (evidenziata nel 52% delle risposte) e l’autonomia (46%). Le imprese, in sostanza, soprattutto quelle medio-piccole sembrano cercare candidati dotati di buon spirito di collaborazione ma anche capaci di portare a termine le proprie mansioni con un certo grado di autodisciplina e senso di responsabilità. Segue un secondo gruppo di competenze richieste da quattro imprese su 10: abilità manuali, capacità di risolvere i problemi, abilità nel gestire rapporti con i clienti e, al sesto posto di questa classifica, capacità comunicativa. Il gruppo finale, molto distanziato, è costituito da competenze considerate indispensabili soprattutto (ma non soltanto) nel caso di profili professionali di livello più elevato: si tratta delle abilità informatiche, linguistiche, direttive, creative e amministrative.